Discutere su quanto avvenuto 50 anni fa, sugli eventi che ruotarono attorno alla strage di piazza Fontana, all’assassinio di Pinelli e alla manovra repressiva sferrata dallo stato per contrastare la reale possibilità di mutamento sociale che si stava affermando non è un omaggio alla memoria né tantomeno un rituale celebrativo.
L’interesse e l’affluenza che caratterizzano le varie iniziative in materia ne sono una efficace testimonianza. Lo scorso 26 ottobre a Livorno oltre un centinaio di persone hanno partecipato all’iniziativa organizzata dalla Federazione Anarchica Livornese e dal Collettivo Anarchico Libertario, riempiendo completamente il Nuovo teatro delle Commedie. Per l’occasione sono stati esposti alcuni dei manifesti originali realizzati durante la campagna contro la Strage di Stato, raccolti nell’archivio della Federazione Anarchica Livornese.
Negli interventi che si sono succeduti, sono stati messi in evidenza lo sviluppo del movimento anarchico a Livorno prima e dopo la Strage di Stato, il ruolo di Paolo Braschi in questa crescita, la montatura ordita alle sue spalle, e che coinvolse anche altri compagni e compagne, per le bombe del 25 aprile1969 a Milano, il ruolo che ebbe Giuseppe Pinelli, fino alla sua tragica fine, nella difesa dei compagni, il crollo della montatura al processo.
Di seguito è stato ricordato il clima del ‘68-’69 a Milano e in tutto il paese, dai primi fermenti all’esplosione sociale che si verificò in quegli anni, la volontà persecutoria da parte dell’Ufficio Politico della questura nei confronti di alcune figure significative della sinistra, il clima successivo alla Strage di Stato, il progetto di imporre lo stato di emergenza fallito per la partecipazione popolare ed operaia ai funerali delle vittime della Strage. Come per le bombe del 25 aprile, anche per la Strage di Stato i colpevoli designati dall’ufficio politico della Questura di Milano e dall’ufficio affari riservati del Ministero degli Interni furono gli anarchici, in particolare quelli che ruotavano attorno al gruppo 22 marzo di Roma, a partire da Pietro Valpreda. L’intervento ha messo in evidenza, inoltre, la crescita della controinformazione e della mobilitazione popolare per la scarcerazione dei compagni arrestati, per denunciare l’assassinio di Giuseppe Pinelli, per affermare che il colpevole della strage era lo Stato.
Infine Claudia Pinelli ci ha reso la figura a tutto tondo di Giuseppe Pinelli, restituendo l’immagine di un militante anarchico visto nella quotidianità e negli affetti familiari, stritolato da una macchina indifferente alle sofferenze che provoca e crudele nei confronti dei più deboli, mettendo in evidenza la lotta contro le insinuazioni e le calunnie, il sostegno degli amici, dei parenti e dei compagni, la tenacia per stabilire la verità sul suo assassinio. Un intervento asciutto e preciso, e perciò tanto più toccante, che ha reso a pieno la tragedia vissuta da un uomo e dalla sua famiglia.
Ringraziamo Claudia Pinelli, Massimo Varengo e Tiziano Antonelli per la disponibilità e l’impegno, e tutte le compagne e i compagni che hanno contribuito alla riuscita dell’iniziativa.
Il ricordo di quegli anni e di quelle battaglie, che hanno visto un primo successo nella scarcerazione dei compagni, ci ha reso l’immagine di una classe di governo che non rinuncia alla calunnia, alla carcerazione arbitraria, all’assassinio e alla strage per mantenere il proprio potere, ma anche della forza della controinformazione e della mobilitazione popolare che rese possibile sconfiggere la manovra autoritaria.
L’incaricato